Alla luce delle dimensioni crescenti dell’omnicanalità e di necessità strategiche di alto livello sempre più centrali per i brand, è evidente come l’iper-specializzazione delle figure che lavorano nel marketing digitale e nelle realtà della comunicazione oggi produca ottimi risultati tattici, ma non riesca a creare case study in grado di colpire per le conseguenze strategiche e per i contenuti creativi. La comunicazione oggi deve scommettere sull’introduzione di “figure a T“: persone curiose, con buone competenze verticali, ma con una cultura generale completa, in grado di attivare il pensiero laterale, che è imprescindibile per idee creative di valore. Un’evoluzione in questo senso creerà maggiori connessioni tra gli individui, evitando che ciascuno sia isolato nel suo ruolo. Questo passaggio dall’”io” al “noi” permette, allo stesso tempo, una crescita di posizionamento dell’agenzia e un miglioramento delle condizioni di vita di ogni membro del team creativo. Ma quindi: cosa comporta questo approccio nel mestiere dell’art director, del copywriter, del social media manager, dello UX designer e del UX writer, così come del campaign manager o del graphic designer? Come si definisce il ruolo del direttore creativo stesso alla luce di questo modello? E quali sono le soft skill ideali per entrare in un team a “T”? Il talk tenterà di definire un framework capace di sostenere la tesi per cui estendere a tutte le figure di agenzia la consapevolezza sulla strategia, partire da grandi idee attivando il pensiero laterale, collaborare in modo orizzontale tra i diversi livelli operativi includendo sempre più figure nei percorsi creativi, è la strada per costruire grandi case study e agenzie fatte di persone felici e autonome. Attraverso l’esempio del percorso di cambiamento che stiamo compiendo in Inkout, metteremo in luce alcuni risultati dell’applicazione del modello, sia per quanto riguarda le performance, sia per quanto riguarda la soddisfazione del team.